LA STORIA:

“Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?” (Mc 8,35-36)

E’ il tempio cittadino più antico della città, come attestano le fondamenta visibili all’ingresso, rinvenute con gli ultimi lavori di restauro, assieme ad alcune sepolture medievali e l’ansa di un vaso datata V secolo d.C. Alle vestigia si aggiunge lo scritto di Goffredo da Bussero che cita, già nel 1389, la chiesa, presumibilmente in origine titolata a S. Nazaro. In occasione della visita pastorale del 1570, S. Carlo Borromeo ivi istituì per il borgo la prima scuola pubblica di Legnano affidandola alla Compagnia dei Disciplini; fu così che l’edificio trovò ampliamento nonché il suo assetto attuale. E’ riconosciuta, con scritti consultabili in archivio parrocchiale, anche la presenza in epoca spagnola, da cui la peste romanzata dal Manzoni, della Confraternita de “il Santo Entierro”, il cui scopo precipuo era assicurare sepoltura cristiana quale opera di misericordia corporale. Da ultimo, sulla quinta in marmo policromo dell’altare sono visibili, in controluce, firme autografe con nominativi austriaci e italiani, fra cui pure una coronata aquila bicipite asburgica: incisioni, presumibilmene ottocentesche, effettuate con punteruoli o baionette, effettuate vuoi per devozione, affidamento o ricordo.

IL TESORO:

Affonda le radici nel mito il racconto che vorrebbe sito nella chiesa il leggendario tesoro di Leone da Perego, arcivescovo di Milano, caduto in disgrazia a seguito della disputa fra Visconti e Torriani, rifugiatosi a Legnano e qui certamente inumato; ne dà testimonianza il prevosto di allora Agostino Pozzo, quando nel 1650 a seguito di alcuni lavori di restauro in chiesa “fu trovato il corpo dell’arcivescovo Leone da Perego sotto un volto del muro, poco elevato da terra, tutto intero, in un grosso tronco di arbore e scavato a modo di culla et scrivendo questo viveano persone che attestavano haverlo veduto. Venne ciò a notitia di San Carlo vivendo qual si trovò una sera in Legnano et riconosciuto il tutto la mattina immediatamente seguente non si vide né l’arcivescovo vivo né il morto”.Da qui la presenza sullo stemma di Contrada degli ori, assieme allo staffile.

LA LEGGENDA:

Si narra di un vecchio demonio che aveva la strana abitudine di aggirarsi nel rione una volta l’anno, in data 9 Febbraio: vestiva un lungo e logoro mantello verde scuro che ammantava il corpo giallo zolfo. Era aduso penetrare nella sacrestia della chiesa per prelevarvi, quale refurtiva, un candelabro che, al contatto con le sue mani, si torceva come una serpe. Con il suo prezioso bottino il diavolo usciva trionfante e scompariva nella  frigida notte accompagnato da un fragore di catene e tuoni. Il curato, stanco, pensò ad uno stratagemma: infilò nella serratura della porta una corona del rosario, così che, quando il diavolo tentò di aprire con una delle sue mille chiavi false, gli fu d’intoppo, e costretto a levarlo con le dita, al solo contatto, cominciò a tremare, dibattendosi agonizzante fino ad afflosciarsi, sgonfio ed inerte. La mattina dopo, i fedeli, trovarono la sua pelle gialla, secca, come quella di un ramarro, e il suo tabarro verde stesi sulla candida neve gelata. Da qui i colori del gonfalone di Contrada: giallo&verde.

LA MEMORIA:

Molte persone del borgo, visitando la chiesa ci rendono partecipi ed eredi di un passato che responsabilizza, inorgoglisce e interpella: il filo della memoria si riannoda ed affiorano dall’oblio ricordi e nostalgia. La chiesa ospitava l’oratorio maschile: era luogo di preghiera, aggregazione, gioco e formazione; uno spazio dei giovani e per i giovani! Sul retro sorgeva il celebre cinema S. Ambrogio dove si proiettavano pellicole western,cartoni animati e i primi kolossal biblici, quali “Ben Hur “,la Bibbia e “Per qualche dollaro in più”,era la sede di proiezione del famoso cineforum”Marco Pensotti Bruni”,nel giardino accanto alla sala ,d’estate si proiettava all’aperto e nel giorno della Sagra del Carroccio la contrada SAN AMBROGIO si preparava e partiva proprio da lì; all’intrattenimento si intrecciava l’associazionismo, specie il patronato delle ACLI, di cui una sezione era qui sita,la scuola di lingue e di formazione professionale ,persino una scuola per stenodattilo ed il bar con l’immancabile calcetto(calciobalilla). Nelle adiacenti corti si conduceva una vita “di ringhiera”, difficile, sobria, austera ma anche laboriosa, deditiva e generosa; si apparteneva ad una comunità, quasi una famiglia allargata: il  “burgu di Maragàsc!”, termine dialettale con il quale si indicavano i fusti di granoturco conservati nelle vecchie cascine e che poi venivano bruciati.

LA BELLEZZA:

La chiesa è un’autentico scrigno di arte e cultura lombarda. Eccellono l’affresco parietale sull’ala perimetrale sinistra e il dipinto sito nell’abside di Gianbattista e Francesco Lampugnani (XVII secolo): il primo inscena l’acclamazione di Ambrogio a vescovo e il suo ingresso in Milano; il secondo figura la Vergine con l’Infante, attorniata dai Santi Ambrogio, Carlo e Francesco. La parete di fondo dell’abside è decorata da una pregevole prospettiva settecentesca che aumenta la profondità dello scenario, opera di Ambrogio Bellotti. La sacrestia, che presenta ancora l’originario pavimento in cotto, custodisce il quadro della Madonna del Soccorso, effigie venerata nel borgo, quando nel mese di Maggio, itinerava di corte in corte ove ci si riuniva per la recita del rosario. Menzioniamo anche l’organo a canne, del 1886, opera di De Simoni-Carrera, ultimo discendente della celebre dinastia organaria legnanese: lo strumento è stato restaurato e presenta una timbrica unica nel suo genere. La torre campanaria annovera cinque campane a corda; i sacri bronzi sono stati fusi dalla ditta Mazzola nel 1894; da qui trae spunto lo stornello “Suona, suona campanina…!”.

 

Cenni Storici

La testimonianza più antica dell’insediamento religioso a Legnano si trova nella chiesa di Sant’Ambrogio. Durante gli scavi per il restauro, iniziati nel 1984 e ultimati nel 1991, è venuta alla luce una struttura absidale semicircolare del V secolo. L’esistenza della chiesa di sant’Ambrogio è documentata dal secolo XIII. L’edificio ha subito, nel corso dei secoli, complessi e radicali rimaneggiamenti. Fu ristrutturato, quasi dalle fondamenta, dopo la visita pastorale di san Carlo Borromeo nel 1587; l’opera fu proseguita, per volontà del cardinale Federico Borromeo, fino al 1618. In quel tempo fu quasi completamente abbattuta la chiesina preesistente, tranne l’alto campanile, e fu edificata una chiesa con una grande navata, dotata, sul lato ovest, di sacrestia e locali per la Confraternita dei Disciplini. Dunque, l’aspetto attuale è, nel complesso, quello conferito alla chiesa tra la fine del secolo XVI e l’inizio del secolo XVII. L’edificio fu ulteriormente ampliato nel 1740: venne allungata tutta la fabbrica sia nella parte della navata sia nella parte dell’attuale abside.

Descrizione

La facciata venne dotata, nel secolo XVII, di un portico a colonnato, che potesse sostenere, all’interno, la grande cantoria, che si affaccia come balconata, sopra la porta, sulla navata della chiesa. Sopra la porta esterna laterale a sinistra, un busto di sant’Ambrogio in arenaria, probabilmente del Settecento. La chiesa si presenta a un’unica grande navata, con volta a botte. Alla base della volta sono inserite aperture di finestre, formanti delle lunette. Dall’incontro delle vele e delle lunette con la volta a botte si sviluppa una serie di crociere.

Nel 1618, terminati tutti i lavori edili, fu dato ordine di affrescare la chiesa e l’incarico venne affidato ai fratelli Francesco e Giovanni Battista Lampugnani. I due fratelli legnanesi si dedicarono dapprima alla volta e alle lunette, dipingendovi una serie di putti festanti, ancora visibili tra la decorazione neobarocca di un intervento pittorico del 1930.

Nelle lunette i fratelli Lampugnani dipinsero otto profeti, di aspetto molto severo, che richiamano le opere pittoriche legnanesi di Bernardino Lanino in San Magno. Sempre dei Lampugnani è la pala d’altare che raffigura la Madonna col Bambino, san Carlo, sant’Ambrogio e san Francesco. La pala è circondata da una bella cornice ad affresco dipinta da Ambrogio Bellotti di Busto Arsizio (sec. XVIII).

A lato del quadro, due affreschi, datati 1740, rappresentano san Magno e san Teodulo.
La parete di fondo dell’abside è decorata con una pregevole prospettiva settecentesca che aumenta la profondità dello scenario. Sul lato destro dell’altare un quadro rappresenta santa Maria Maddalena tra angeli. L’altare, settecentesco, in marmi policromi, del 1740, è impreziosito da un paliotto, pure del Settecento, con al centro l’immagine di sant’Ambrogio con staffile, in ginocchio sui gradini di una chiesa. Sul lato destro dell’altare si trovano gli stalli intagliati per il celebrante. In fondo alla chiesa, nel vano antistante alla sacristia, si trovano: una tela settecentesca raffigurante san Carlo (fine sec. XVII) sulla cattedra vescovile; una grande croce processionale e alcuni preziosi grandi candelieri da processione.
Nella navata, a sinistra, il grande affresco dei Lampugnani (sec. XVII) rappresenta sant’Ambrogio a cavallo, ricevuto dai dignitari di Milano dopo la sua acclamazione a vescovo. Interessante l’inserzione di piccoli particolari di paesaggio che rappresentano la Milano antica. Sui piloni dell’arco, a metà navata, furono affrescate, nel 1740, le figure di san Biagio (a sinistra) e di sant’Ilario (a destra). Nella navata, partendo dall’ingresso della chiesa, si trovano anche varie tele di autori ignoti. Sul lato sinistro, un quadro raffigurante sant’Onorato, vescovo di Vercelli, che amministra l’Eucaristia a sant’Ambrogio.

Sul lato destro troviamo i seguenti quadri: sant’Ambrogio in gloria; una Madonna in trono con Bambino sulle ginocchia (dipinto proveniente dal vecchio borgo); san Francesco che riceve le stimmate e sant’Ambrogio a cavallo, in veste vescovile, con lo staffile. A metà della navata, sempre sul lato destro, si nota un crocifisso, probabilmente di fine Settecento, proveniente dalla cappella centrale di un antico cimitero legnanese ora non più esistente. Sul pavimento all’ingresso, sotto una grande vetrata, si notano resti dell’abside dell’edificio paleocristiano.

L’organo, situato su una balconata della controfacciata della chiesa, è opera pregevole di Antonio De Simoni-Carrera (ultimo discendente della celebre dinastia organaria legnanese). L’anno di costruzione risale al 1886 e lo strumento conserva tuttora intatta la sua originaria fisionomia.

ORGANO “CARRERA” 1886

L’organo della chiesa di S. Ambrogio venne ultimato il 22 Agosto 1886 è mirabile opera di Antonio De Simoni Carrera, ultimo esponente della locale ditta “Carrera” che per più di un secolo rese celebre il nome di Legnano nell’arte organaria. Per la costruzione di questo strumento, il penultimo costruito in ordine cronologico, il De Simoni Carrera utilizzò anche del pregevolissimo materiale fonico appartenente a preesistenti organi di scuola antegnatiana e biroldiana. Il risultato fonico che ne deriva è sorprendente per la classicità e l’originalità della timbrica.

Dopo circa un trentennio di completo oblio l’organo venne restaurato dalla famosa casa organaria “Mascioni” di Cuvio nell’Ottobre 1992. Racchiuso in cassa di gusto ottocentesco lo strumento che conta 1200 canne è collocato in cantoria sopra l’ingresso principale della chiesa. E’ dotato di una tastiera cromatica di 61 tasti (DO1-DO6). Divisione dei registri: SI2-DO3. Pedaliera diritta di 24 pedali, dodici suoni reali; ultimi tre pedali: Timballi, Terzamano, Rollante. Registri posti su due colonne a destra dell’organista, manette ad incastro.

Disposizione fonica:

1. Tromboni 8′
2. Violone Bassi 8′
3. Violino Soprani 8′
4. Violino 2° Soprani 8′
5. Voce Flebile Soprani 8′
6. Trombe Bassi 8′
7. Trombe Soprani 8′
8. Trombe Alemanne Bassi 4′
9. Corno Inglese Soprani 16′
10. Viola Bassi 4′
11. Violoncello Soprani 16′
12. Flauto Soprani 8′
13. Flauto Terzetto Soprani 4′
14. Ottavino Soprani 2′
15. Terzamano
16. Voce Umana
17. Principale Bassi 16′
18. Principale Soprani 16′
19. Principale Bassi 8′
20. Principale Soprani 8′
21. Ottava Bassi 8′
22. Ottava Cornetto Soprani 4′
23. Duodecima Bassi
24. Duodecima Soprani
25. Decimaquita
26. Decimanona
27. Vigesimaseconda
28. Vigesimasesta e Vigesimanona
29. Due di Ripieno
30. Contrabbassi e Rinforzi nei pedali
31. Timpani in 12 nei pedali
32. Unione pedali

Accessori:

1. Due pedaloni per Ripieno e Combinazione libera alla lombarda

2. Pedaletti per Tremolo, Ottavino, Trombe, Cassa espressiva per la Voce flebile, Violini e Violoncello

LA TORRE CAMPANARIA

5 campane in Fa3
fuse da Pasquale Mazzola – Valduggia 1894
La3 rifuso da Roberto Mazzola – Valduggia 1910